Il prof. Rolando O. Benenzon, uno dei padri della musicoterapia, sostiene che la musicoterapia può essere considerata come una psicoterapia non verbale, che utilizza le espressioni corporali, sonore e non verbali per sviluppare una relazione tra il musicoterapista e coloro che necessitano di un sostegno per migliorare la qualità della loro vita.
La musicoterapia e quindi può essere utilizzata per l’integrazione nella società. Essa punta a produrre dei cambiamenti sociali culturali ed educativi nell’ecosistema e ad agire nella prevenzione primaria della salute comunitaria.
Questa definizione pone già un grandissimo spartiacque fra il concetto comune, molto diffuso nel nostro Canton Ticino, di una musicoterapia più simile ad una forma di animazione musicale finalizzata, o come l’uso della musica per indurre relax, magari mentre si ascoltano suoni della natura, con candele profumate e incensi e qualche colpetto di campana tibetana. Con tutto il rispetto per tante persone che offrono questo tipo di approccio, penso che sia giunto il momento per chiarire che la musicoterapia è molto altro e che le proposte come quelle appena descritte sono soltanto una piccolissima (seppur diffusa nell’immaginario comune) modalità di proporla.
In questa serie di articoli, cercherò di fornire un quadro quanto più chiaro di ciò che è la musicoterapia, con particolare riferimento ai suoi campi d’azione principali.